| Napoli e la Reggia di Caserta
Unesco e “Altri” Capolavori
Da Venerdì 16 a domenica 18 novembre 2018
Minimo 20-max.28 partecianti
Termine ultimo di prenotazione: 28 ottobre 2018
Programma
Venerdì 16 novembre 2018
• Ore 7.10 appuntamento alla Stazione Centrale di Milano davanti alla Feltrinelli (primo piano, piano binari)
• Ore 7.30 partenza con Frecciarossa nr.9609 per Napoli Centrale
• Ore 11.50 arrivo previsto a Napoli Centrale e tranfert con pullman privato in Hotel ****o ***s nella zona del lungomare Caracciolo o in zona centrale ed elegante
• Pranzo libero
• Ore 15.30 incontro l’esperto e inizio visita guidata: Palazzo Ascione, Il Museo del Corallo.
Al termine passeggiata guidata dalla Galleria Umberto I e Piazza Plebiscito
• Ore 18.00 termine delle visite e tempo a disposizione
• Cena libera
• Sabato 17 novembre 2018
• Ore 9.00 dopo la colazione in Hotel, partenza (a piedi o con mezzi pubblici a seconda della posizione dell’Hotel prescelto) per il Pio Monte della Misericordia e visita della Chiesa e della Quadreria con il capolavoro di Caravaggio: Le sette Opere di misericordia.
• A seguire visita del Magnifico Duomo e del Museo del Tesoro di San Gennaro, una delle collezioni più ricche al mondo: oro, argenti, Smalti e pietre preziose…
• Al termine pranzo libero nelle vie intorno al Duomo
• Ore 16.30 inizio visite guidate: la Cappella San Severo e il Cristo Velato, creatività Barocca, Bellezza e Mistero nel cuore dell’antica Napoli.
• Ore 18.00 termine delle visite e tempo a disposizione per in via San Gregorio Armeno.
• Cena libera
• Domenica 18 novembre 2018
• Ore 8.30 dopo la colazione in Hotel, partenza con pullman privato Gt per la Straordinaria Reggia di Caserta, la più grande e preziosa Reggia del Mondo!
• Visita guidata della reggia e dei Suoi appartamenti. Segue visita libera del Parco
• Ore 13.00 pranzo libero nei punti di ristoro nel giardino della Reggia
• Al termine del pranzo, partenza con pullman per la Stazione Centrale di Napoli
• Ore 15.42 partenza con treno Frecciarossa nr.9646 per Milano Centrale
• Ore 19.59 arrivo previsto a Milano centrale
Quote di Partecipazione
Quota individuale di partecipazione: per il solo Socio Assdi € 450,00 - Esterni € 495,00
Supplemento camera singola: 70 euro - Min.20-max 28 partecipanti
La quota comprende:
• Treno Frecciarossa andata e ritorno Milano centrale/Napoli centrale
• Collaboratore della Mirios s.n.c. che parte da Milano e a disposizione per l’intero viaggio
• N.2 pernottamenti con trattamento in BB in Hotel **** o ***s sul lungomare o in zona centrale a Napoli. Il nome dell’Hotel verrà comunicato una settimana prima della partenza
• Transfert dalla stazione Napoli centrale all’Hotel nel giorno dell’arrivo e della partenza
• biglietti d’ingresso in tutti i siti indicati in programma.
• Visite guidate in tutti i siti in programma
• Organizzazione tecnica e culturale a cura di Mirios s.n.c.
• Assicurazione medico/bagagli
• Materiale a cura di Mirios s.n.c.
• La quota non comprende:
• I pranzi e le cene
• Biglietti dei trasporti in Napoli
• Tutto quanto non indicato in “la quota comprende”
Per prenotazioni inviare e-mail a:assdi.cultura@libero.it;
per eventuali informazioni tel. 3405376609 MARIAGRAZIA – 3358351199 MARIA TERESA
Le prenotazioni dovranno pervenire indicando: “Napoli e la Reggia di Caserta16-18 novembre 2018” NOME E COGNOME .RECAPITO TELEFONICO: ....numero dei partecipanti specificando se soci o non soci”
Il pagamento deve avvenire (dopo conferma da parte nostra di effettuazione della visita) tramite un bonifico intestato ad: Associazione Dipendenti Banca Intesa Milano
IBAN IT56E0335901600100000019622 BANCA PROSSIMA
Con causale: Napoli e la Reggia di Caserta16-18 novembre 2018 – inviandone poi copia via e-mail a: assdi.cultura@libero.it
Il Museo del Corallo a Palazzo Ascione - Previa autorizzazione
Il Museo ripercorre la storia, attraverso l’esposizione di documenti originali e delle più significative creazioni dell’azienda di Torre del Greco, dall’Ottocento fino al moderno e al contemporaneo. Il Museo Ascione è sito al II piano della facciata principale della Galleria Umberto I di Napoli e ne occupa la gran parte. Ciò consente di avere una visuale eccezionale di alcuni dei luoghi più esclusivi e densi di storia della città: dai balconi del museo i rilievi di stucco della facciata del Teatro di San Carlo sono quasi “a portata di mano” e così pure le famose sculture marmoree di Carlo Nicoli che severamente sostengono le ampie finestre dei saloni principali.
Lo spazio museale è articolato in due sezioni: nella prima, di tipo didattico, sono presentati rami di corallo di diversa provenienza e tipologia, gli antichi sistemi di pesca, gli antichi utensili per la lavorazione, numerose collane nei vari tagli e stili, i mercati ai quali erano e sono destinate. Uno spazio è dedicato anche alla lavorazione del cammeo: le conchiglie, gli strumenti, le fasi di lavorazione, gli oggetti finiti danno al visitatore un quadro completo ed esaustivo di questa particolarissima arte. La seconda sezione è dedicata alla gioielleria: sono in mostra più di 300 oggetti in corallo, cammei, pietra lavica, testimonianze di una rara e raffinata produzione che va dagli inizi del XIX secolo agli anni Quaranta del secolo scorso. Il percorso è corredato da una ricca documentazione cartacea e fotografica che illustra l’attività dell’azienda e i suoi numerosi riconoscimenti per la qualità e l’originalità dei suoi gioielli.
Il Tesoro di San Gennaro - Storia di un tesoro che, gioiello dopo gioiello, è diventato il più prezioso al Mondo!
Il Tesoro di San Gennaro è una delle collezioni più ricche la mondo, pari al Tesoro della Corona d’Inghiterra e al Tesoro dello Zar di Russia. Parliao di uno scrigno di gioielli di squisita fattura e d’inestimabile valore che costituiscono donazioni offerte al Santo nel corso di circa 7 secoli. Situato nel Museo dedicato al Santo, all’interno del Duomo di Napoli, un polo museale di altissimo valore storico, artistico, culturale e spirituale, dedicato alle opere appartenenti al Tesoro di San Gennaro e alla bellissima Sacrestia, con affreschi di Luca Giordano e dipinti del Domenichino e di Massimo Stanzione. Tramite un itinerario sonoro, con 150 autoguide in italiano, tedesco, inglese, francese e spagnoo, oltre al supporto di hostess, questo Museo, nato nel 2003, accompagna il visitatore alla scoperta del rapporto che lega i partenopei al martire cristiano. Di particolare bellezza il Mitra d’argento del Santo, risalente al 1713 e realizzato da Matteo Treglia con rubini, smeraldi e brillanti; la Collana di San Gennaro, iniziata nel 1679, formata da 13 maglie in oro massiccio alle quali sono appese cfroci tempestate di zaffiri e smeraldi; il Manto di San Gennaro, coperto di pietre preziose e smalti raffiguranti le insegne araldiche del passato; il calice con coperchio, detto Pisside, in argento dorato, il Calice d’oro, realizzato nel 700 dall’orafo Michele Lofrano, tempestato di rubini, smeraldi e brillanti. Di alto valore artistico e culturale anche le statue lignee, rafifguranti la Vergine Addolorata, l’Hecce Homo e il Cristo Risorto, espressione dei più importanti artisti della Scuola Napoletana del XVIII secolo. Secondo la leggenda ai napoletani che recitavano l’Ave Maria al cospetto di queste statue, veniva concessa l’indulgenza. Insomma, un inestimabile patrimonio assolutamente da visitare, costituito anche da candelabri, argenti vari, dipinti e documenti che i devoti hanno protetto gelosamente durante i vari saccheggi della città… testimonianza di quanto i napoletani ritengano San Gennaro una presenza confortevole e viva, cui ricorrere non solo nei momenti di bisogno ma anche, semplicemente, quando hanno voglia di parlare un po’.
Il Pio Monte della Misericordia e il capolavoro del Caravaggio “Le sette opere di Misericordia”
Il Pio Monte della Misericordia è una delle più importanti e antiche istituzioni benefiche napoletane, di ispirazione cattolica, nata per l’esercizio delle Sette Opere di misericordia corporale, e che, ancora oggi, grazie alla generosità degli associati, esegue ininterrottamente la sua attività. L’Istituzione, fondata nel 1602 da *sette nobili napoletani, ha sede nello storico palazzo, progettato dal regio architetto Francesco Antonio Picchiatti, che nasconde al suo interno l’elegante chiesa barocca a pianta centrale. All’interno si possono ammirare, sull’ altare maggiore la grande tela di Caravaggio le Sette Opere di Misericordia e nei successivi altari altri capolavori di pittura e scultura, come il dipinto di Battistello Caracciolo la Liberazione di San Pietro, tra le più alte testimonianze del naturalismo napoletano, e le statue allegoriche in facciata di Andrea Falcone. Al primo piano, le suggestive sale dell’appartamento storico custodiscono la preziosa Quadreria con il considerevole nucleo di dipinti e bozzetti di Francesco De Mura, artista del ’700 napoletano; ed inoltre opere di insigni pittori italiani e stranieri dal Cinquecento all’Ottocento, tra cui Ribera, Giordano, Pitloo, Stanzione, Vaccaro, Fracanzano, Santafede, van Sommer. Il palazzo, la Chiesa e la Quadreria creano una unità inscindibile e costituiscono un insieme storico di grande efficacia, che consente di rivivere le atmosfere di questa antica istituzione benefica, esponendo una delle più interessanti raccolte private aperte al pubblico, presentata in un contesto di grande fascino.
La Cappella San Severo e il Cristo Velato
Le origini della Cappella San Severo sono legate ad un episodio leggendario. Narra, infatti, Cesare d'Engenio Caracciolo nella Napoli Sacra del 1624 che, sul finire del XVI secolo, un uomo innocente, trascinato in catene per essere condotto in carcere, passando dinanzi al giardino del Palazzo de Sangro, vide crollare una parte del muro di cinta di detto giardino ed apparire un 'immagine della Beata Vergine. Egli promise, allora, alla Madonna di donarle una lapide d'argento se fosse stato riconosciuto innocente: poco dopo, infatti, l'uomo venne scarcerato e subito tenne fede al voto fatto. L'immagine sacra divenne da quel momento luogo di pellegrinaggio e di preghiera, dispensando molte altre grazie. In seguito, Giovan Francesco Paolo de Sangro, molto ammalato, si rivolse anch'egli a questa Madonna per ottenere la guarigione: miracolato, per gratitudine fece innalzare, lì dove era apparsa per la prima volta la venerabile effigie (attualmente collocata in alto sull'Altare Maggiore), una cappelletta che venne denominata S. Maria della Pietà o Pietatella. Era circa il 1590 e, sin da allora, quel luogo di devozione divenne anche estrema dimora della nobile famiglia. Anni dopo, il figlio Alessandro, Patriarca di Alessandria e Arcivescovo di Benevento, intraprese lavori di trasformazione, modificò il sacello in un vero e proprio tempio votivo - il cui perimetro corrispondeva a quello attuale - e collocò al suo interno alcune sepolturre dei suoi antenati.
Il Cristo Velato Un Capolavoro
Il Cristo velato è una delle opere più famose e più suggestive al mondo e ha sempre destato stupore e ammirazione. Tra i moltissimi suoi estimatori vale la pena ricordare Antonio Canova il quale dichiarò che sarebbe stato pronto a dare dieci anni della sua vita pur di essere l'autore di un siffatto capolavoro.
Datato e firmato dal Sanmartino, il Cristo ha un precedente nel bozzetto in creta del Corradini, conservato nel Museo di San Martino. Dopo la morte del Corradini, Raimondo de Sangro commissionò l'opera al giovane scultore napoletano che tenne poco conto del precedente bozzetto. Vero è che in quest'ultimo, come nella Pudicizia, è nel velo l'originale messaggio stilistico, ma vero è ancor più che i palpiti e i sentimenti tardo - barocchi del Sanmartino imprimono al sudario un movimento e una significazione distantissimi dai canoni corradiniani. La moderma sensibilità del Sanmartino scolpisce, scarnifica il corpo senza vita, che le morbide coltri raccolgono misericordiosamente, sul quale i tormentati, convulsi ritmi delle pieghe del velo incidono una sofferenza profonda, quasi che la pietosa copertura rendesse ancora più nude ed esposte le povere membra, ancora più inesorabili e precise le linee del corpo martoriato. La vena gonfia e ancora palpitante sulla fronte, le traffitture dei chiodi sui piedi e sulle mani sottili, il costato scavato e rilassato finalmente nella morte liberatrice sono il segno di una ricerca intensa che non dà spazio a preziosismi o a canoni di scuola, anche quando lo scultore minuziosamente "ricama" i bordi del sudario o si sofferma sugli strumenti della Passione posti ai piedi del Cristo. L'arte del Sanmartino si risolve in una evocazione drammatica che giunge ad essere, ad un tempo, avvio ed approdo di una inchiesta che trascende se stessa, nell'istante in cui il Cristo diventa simbolo del destino e del riscatto dell'umanità intera.
La Reggia di Caserta - Uno dei più fastosi e splendidi palazzi che mai sovrano abbia fatto costruire
La Reggia di Caserta, residenza della famiglia reale dei Borbone di Napoli è stata proclamata patrimonio dell'umanità dall'UNESCO nel 1997 insieme all' Acquedotto di Vanvitelli e al complesso di San Leucio, meno conosciuti ma anch'essi belli da vedere. È la residenza reale più grande al mondo. La Reggia di Caserta sorge sul territorio pianeggiante, ai piedi dei Monti Tifatini, dove si trovavano un piccolo villaggio ed una torre piramidale, la sua realizzazione venne ritenuta necessaria per "riorganizzazione militare ed amministrativa del regno".
Una iniziativa quindi che non voleva limitarsi ad edificare una reggia paragonabile per splendore a quella di Versailles, ma che puntava a dare al regno di Napoli una nuova capitale, lontana dal mare e dalle offese che da questo potevano venire. Un progetto ambizioso, per il quale si rendeva necessario assumere un architetto all'altezza del compito.
Fu proprio dal Papa - Benedetto XIV - che Carlo di Borbone, destinato a salire al trono di Spagna col nome di Carlo III, ricevette il consenso e l'autorizzazione ad assumere un architetto napoletano, di origine olandese, che stava lavorando alla preparazione del Giubileo del 1750: Luigi Vanvitelli.
Il 20 gennaio del 1752 veniva posata la prima pietra dell'opera che venne completata nel 1847. La sua costruzione impegnò un numero imprecisato - ma certamente altissimo - di maestranze, tra le quali schiavi e galeotti musulmani catturati dalle navi regie sul Mediterraneo o lungo la costa libica. Accurata fu la scelta dei materiali per la Reggia di Caserta: il tufo da San Nicola La Strada, il travertino da Bellona (la famosa "pietra di Bellona"), la calce da San Leucio, la pozzolana da Bacoli, il laterizio da Capua, il ferro da Follonica, il marmo grigio da Mondragone e quello bianco da Carrara.
I numeri della Reggia di Caserta: 1200 stanze e 1742 finestre
Il Palazzo Reale comprende 1.200 stanze con 1.742 finestre (245 delle quali si aprono nella facciata) su pianta rettangolare, copre un'area di 44.000mq e si alza per 42m lungo un fronte di 250m. 34 scale e 1026 camini. Nel progetto vanvitelliano, la Reggia doveva comprendere, oltre agli alloggi reali, gli alloggiamenti della truppa, gli uffici amministrativi, la cappella, il teatro: dei 1.200 vani soltanto 134, infatti, erano destinati alla famiglia reale.
Il genio di Vanvitelli si rivela nell'architettura dell'imponente complesso, che occupa uno spazio immenso e consta della grande Piazza antistante la Reggia, il Palazzo Reale, il Parco e il Giardino Inglese. Appena entrati ci sono quattro cortili uno dei quali conduce allo Scalone, noto anche come Scalone d'Onore, una grande rampa che dividendosi in due parti, con i suoi 116 gradini, porta al Vestibolo, una specie di "pianerottolo" a pianta ottagonale con 4 finestroni che si aprono sul cortile con un effetto visivo molto suggestivo. Anche la volta di forma circolare è riccamente decorata.
Scritto da Edoardo
il ottobre 18 2018 23:09:38
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